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Quello che non sai sull'autodifesa femminile

30 November 2021

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WinLet ha avuto il piacere di conoscere il Maestro Alberto Barbieri, istruttore e autore dei libri "difesa personale" e "autodifesa femminile", nonché Direttore Tecnico dell'Associazione FAST.
I corsi di Alberto Barbieri sull'autodifesa femminile sono pensati per massimizzare l'efficacia e l'apprendimento di tecnica senza un forte impegno di forza fisica. Ci ha incuriosito molto e abbiamo deciso di intervistarlo per saperne di più!

1. Ci racconti il percorso che ti ha portato a diventare istruttore di difesa personale e autodifesa femminile?
Premetto che non è il mio mestiere, ossia non è la mia attività principale. Io mi occupo di informatica, per l’esattezza di sicurezza. In effetti la mia vita si è focalizzata sulla sicurezza a 360 gradi: a partire dalla cybersecurity, fino ad arrivare alla sicurezza nell'ambiente medico/sanitario, ossia la prevenzione di aggressioni da parte di pazienti con problemi comportamentali e psichiatrici.

La mia formazione è di tipo economico, ma sin da studente mi sono avvicinato al mondo delle arti marziali.

Per quanto riguarda però l'aspetto agonistico, non mi ha mai dato soddisfazioni, soprattutto a causa delle regole sportive che vincolano la grandezza di questo mondo (nelle gare, per esempio, molte tecniche sono vietate perché si guarda solo al risultato finale, alla medaglia e si perde un po’ la bellezza di tutto ciò che la circonda) e questo mi ha portato a dare più valore alle competenze di autodifesa in senso generale.

Pensando operativamente, mi sono avvicinato a molti aspetti trasversali rispetto alla difesa, come lo studio delle armi, in quanto ho appreso che puoi imparare a difenderti da un’arma solo se a conosci.

Nel periodo di Leva ho prestato servizio nella Polizia di Stato come Agente ausiliario di Pubblica Sicurezza e facevo spesso servizio d'ordine negli stadi o in manifestazioni dove era necessaria la presenza delle forze di polizia. Questa esperienza mi ha insegnato a valutare velocemente una potenziale situazione di pericolo e ad elaborare una soluzione immediata per evitarla.

Dopo aver studiato Karate (stile “Wado Ryu”) dal Maestro Suzuki, da cui ho ottenuto il riconoscimento di Cintura nera a livello internazionale, ho studiato altre Arti Marziali ed in particolare Ju Jitsu, Kobudo, sport da combattimento moderno e infine mi sono poi specializzato in Autodifesa e Antiaggressione femminile.

2. Cosa si intende per difesa personale? Parliamo solo di combattimento o c'è di più?
Le donne sono potenzialmente più a rischio di subire un’aggressione, però anche gli uomini, se svolgono certe attività, possono correre dei rischi. Quindi oggigiorno lo studio dell'Autodifesa è qualcosa che interessa praticamente tutti.

Quando insegno la difesa personale (femminile, ma non solo: molte persone sono più soggette a rischio di altre, è un dato di fatto, ma tutti sono a rischio potenzialmente) ci tengo ad evidenziare che non ha senso la “difesa” se limitata all’aspetto operativo, ma anche differenziare quella che è la difesa personale civile rispetto a quella professionale:

Civile riguarda la vita privata delle persone in quanto "liberi cittadini" in uno Stato di diritto e quindi deve osservare gli obblighi e le Leggi del Codice Civile e Penale
Professionale riguarda l'attività professionale delle persone e quindi deve rispettare non solo alle Leggi del Codice Civile e Penale ma anche ai doveri professionali (es. se un medico viene aggredito da un paziente - quindi non da un criminale ma da un malato - deve difendersi ma non può a sua volta reagire con la stessa violenza invocando la legittima difesa ma deve utilizzare altre modalità, che io insegno nei miei corsi professionali per Medici ed Operatori Sanitari che operano in ambienti ad alto rischio (es. Comunità terapeutiche e di recupero, reparti psichiatrici, Pronto soccorso,... )

La difesa personale si posiziona su tre pilastri:

- competenza tecnica, quindi pugni, calci e leve articolari. Tecniche che magari si impiegano mesi o anni per imparare bene.
- la prevenzione, che consiste nel capire e allenare la mente a comprendere le situazioni, mantenere sangue freddo e valutare i comportamenti da adattare alla situazione. Ad esempio, rispetto ad una piazza all’ora di pranzo o in aperta campagna il contesto cambia e quindi devo adattare la mia strategia.
WinLet può essere ottimale in certe situazioni: collocato nel giusto contesto, è un prodotto azzeccatissimo.
- conoscenza delle norme di legge, se non conosciute si rischia di utilizzare tecniche sbagliate e dalla ragione passare al torto. È fondamentale sapere esattamente quando e come usare eventuali armi occasionali "improprie" per evitare che in una reazione sbagliata o eccessiva questo fatto possa ritorcersi contro la vittima stessa.

3. Tutte queste competenze, conoscenze e capacità fondamentali per tutti, chi le insegna?
È difficile trovare dei Corsi di Difesa Personale che nascono come tali ma spesso sono degli insegnanti di una specifica arte marziale (es. Karate ) che, oltre ai loro corsi specifici, per motivi di business e quindi economici tengono anche corsi di Autodifesa adattando il loro stile, tuttavia senza insegnare anche altre tecniche di difesa altrettanto utili ma che non fanno parte del loro bagaglio culturale.

Nei miei corsi, infatti, c’è un discorso di integrazione tra le varie tecniche ( che rimane il modo migliore di apprendere uno stile di difesa) e quindi sono corsi inter-stile.È fondamentale avere una conoscenza globale e più competenze di arti marziali, vi faccio un esempio: se vi doveste trovare davanti ad una persona che ha una specifica competenza in arti marziale (riconoscibile dalla postura, guardia…) la leva su cui puntare sarebbe quella di uscire dalla sua zona di comfort e quindi utilizzare una tecnica e strategia diversa dalle sue, ma questo può accadere solo nel momento in cui CONOSCI e previeni.

4. Quali possono essere degli strumenti da sfruttare per l’autodifesa?
Ce ne sono davvero tanti, ma me ne vengono in particolare due:
Una penna per l’autodifesa “rompivetro”, si trova anche su Amazon (prezzo dai 6 ai 20 generalmente). È una “normale” penna ricaricabile, una banale biro leggerissima che si può utilizzare come arma perché c’è una punta che spacca i vetri. In questo caso quindi il porto è giustificato poiché si tratta di una penna e la uso come tale, ma poi può essere validamente utilizzata per difendersi, se serve, anche come arma impropria per colpire. L’uso è permesso e se viene impugnata correttamente è un’ottima risorsa… chiaramente bisogna saperla usare.
Kubotan, che è un bastoncino di legno con un foro per inserire l’anellino per attaccarlo alle chiavi. Si può usare come frusta, per colpire nella difesa. L’importante è giustificarne il porto e il motivo per cui hai uno strumento (in questo caso sarà “un portachiavi”).
Classico peperoncino Spray, che però è molto importante essere a conoscenza delle normative per la conformità del prodotto e nell’utilizzo. Ad esempio non deve superare i 20ml, deve essere a base di Oleoresin Capsicum… molto spesso la criticità si presenta nel momento in cui vengono comprati da rivenditori poco affidabili con il rischio che (oltre a non essere conforme alla legge) non funzioni correttamente: questo è molto grave, come avere una pistola che si inceppa.

Il consiglio che mi sento di dare è di utilizzare un prodotto o uno strumento che si conosce, altrimenti meglio non averlo. In più, è molto importante che nessuno sappia che ce l’abbia (nemmeno parenti!) altrimenti si perde il senso dell’effetto a sorpresa. Quindi bisogna riconoscerne limiti e pregi(nel caso dello spray, sai che un limite potrebbe essere quello di utilizzarlo controvento, chiaramente controproducente).

5. Cosa ne pensi di WinLet?
È uno strumento che, con i dovuti accorgimenti, potrebbe essere un buon sistema per limitare i danni di un'aggressione fisica. Va contestualizzato correttamente, ma le persone che lo portano vanno istruite in modo tale che applichino un processo mentale da sfruttare affinché sia sicuro e al massimo delle potenzialità. È anche importante.

Secondo me, sarebbe molto interessante identificare delle categorie professionali a rischio come i “metronotte” o medici che fanno servizi di guardia notturna.